Felipe Melo martello scudetto: è il trascinatore della JuveCrede fermamente nel successo e esalta la squadra: «Sono venuto per vincere» è il grido con cui carica se stesso e i compagni. Con la “benedizione” di Del Neri, che punta sulla sua rabbia
TORINO, 10 dicembre - E’ senza dubbio quello che ci crede di più e, fin dall’inizio, non ha avuto nessuno scaramantico pudore nel dichiararlo. «Scudetto», per Felipe Melo non è mai stata una parola vietata, anche perché l’ultima cosa che si nega sono le ambizioni. «Sono qui per vincere» è il suo grido, una specie di mantra che si ripete e che ripete ai compagni per caricarli, in allenamento o in partita se per caso cala la tensione. E lui di vincere ne ha una voglia pazzesca, viscerale, profonda. Chi lo conosce bene, come l’amico e agente Emiliano Froldi, racconta sorridendo: «Provate a sfidare Felipe alla playstation e batterlo. Non vi alzate dal divano fino a che non si è preso la rivincita». Per lui si potrebbe citare Giampiero Boniperti: «Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta». Questione di mentalità e soprattutto di carattere, quello che i compagni hanno imparato a conoscere e i tifosi ad apprezzare. C’è voluto un anno, fatto di incomprensioni, polemiche, qualche ruvido botta&risposta, ma alla fine la Juventus s’è ritrovata un campione di spessore e un autentico trascinatore.
FIDUCIA - Luigi Del Neri non ha pochi meriti nella valorizzazione del brasiliano sul quale ha subito puntato, proprio sfruttandone l’esuberanza. Non appena Melo ha sentito la fiducia del tecnico e quella della società, l’ha saputa trasferire alla squadra sotto forma di urla, sguardi, corse, interventi, gesti tecnici coraggiosi. Lo chiamano l’effetto Melo è un insieme di cose che lui riesce a fare in partita e che danno fiducia ai compagni. Perché per Felipe Melo non è vietato pronunciare la parola scudetto, è vietato non crederci.
Guido Vaciago(Tuttosport)
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