LE SIM SVIZZERE...NON ERANO SEGRETE!!!

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giangy1980
view post Posted on 24/11/2010, 16:14




Calciopoli, consulente Fabiani: «Sim svizzere? Non segrete»
Colpo di scena nell'ultima udienza del processo di Napoli
NAPOLI, 23 novembre - Sta per prendere il via l'udienza del processo Calciopoli presso la IX sezione del tribunale di Napoli. Giornata dedicata agli ultimi testi delle difese e al deposito di circa 300 telefonate nuove/vecchie scovate dalle difese tra le 170 mila del materiale processuale e ritenute irrilevanti dall'accusa nel 2006. Novità del giorno: nel materiale processuale esistono delle telefonate tra l'ex designatore Pairetto e l'allora presidente dell'Inter, Facchetti, che vengono sunteggiate nei brogliacci dei carabinieri ma di cui non si trova traccia dei file audio. Sono state ascoltate ma sono oggi inascoltabili, stando a quanto sostiene la difesa di Moggi. Un mistero nel mistero delle telefonate non considerate ai tempi dello scandalo. In mattinata previste le audizioni dell'ex ds della Reggina, oggi al Napoli, Riccardo Bigon, del cnsulente di Fabiani sulle schede svizzere.

UDIENZA APERTA - La giudice consente la trascrizione di altre 151 telefonate: 1 per De Santis, 20 per la difesa Pairetto, 11 per Racalbuto, 114 di Moggi, Meani ne chiede 1, il pm chiede la trascrizione di 4 telefonate di Moggi. La giudice Casoria introduce il perito trascrittore Roberto Porto. E dice alla difesa Moggi: «Certo avete chiesto un bel po' di telefonate...». L'avvocato Prioreschi risponde: «Ma ci hanno dato le chiavi per decrittare dieci cd con telefonate solo a settembre». La Casoria dà il via libera. «Ma voglio che siano trascritte in tempi brevi». Prende la parola il perito trascrittore Porto: «Saranno oltre duecento, le telefonate in elenco. Chiedo 60 giorni di tempo per la trascrizione. Cominceremo il lavoro il 25 novembre prossimo». Il tribunale autorizza il tempo e due collaborati. Ora in aula Riccardo Bigon, teste chiamato dal presidente della Reggina Foti.

VENERATO IN AULA - Interviene in aula la testimonianza del giornalista Rai, Ciro Venerato: «Non mi mandarono a fare Lecce-Juve perché sapevano che ero antizemaniano. Mi lamentai al telefono, mica solo con Moggi ma con tutti i miei capi urlando. E riuscii a ottenere la designazione grazie ad una intervista esclusiva ottenuta grazie a Corvino. Intervistai Zeman prima della partita Lecce-Juventus e disse una cosa che fece molto rumore: 'Spero tra qualche anno di non piangere i morti juventini'. Non proprio qualcosa che faceva piacere alla Juventus».

MITRO - Parla l’ex assistente Mitro, teste della difesa Della Valle, ma anche consulente tecnico di Gennaro Mazzei. Era nella terna di Reggina-Messina, con «Inversione di campo per problemi di taferugli sotto la porta del Messina, era un derby sentito. Fu una partita regolare. Mai ricevuto da Ambrosino telefonate da numeri particolari, avevo il suo numero memorizzato e ce l’ho ancora. Ho arbitrato molte gare quell’anno con De Santis, mai mi parlò di un’indagine in corso su di lui. Juventus-Inter, mi ricordo un fallo non segnalato di Ibra: non rilevammo quell’episodio (si riferisce alla prova tv Ibra-Cordoba, ndr). Fui chiamato dal giudice sportivo per verificare la questione del fallo di Ibra, ci chiedeva se avessimo visto la violenza. Lo chiesero a tutti e tre, ervamo in camera per una trasferta in Olanda: il giudice parlò prima a De Santis, poi fece lo stesso con noi assistenti. Tutti e tre avevamo detto di non aver visto il colpo di Ibra. E quella risposta causò la squalifica per prova tv. Se io Griselli e De Santis avessimo detto o scritto non poteva essere squalificato con la prova tv. Ero anche con Collina per MIlan-Juve, che decise lo scudetto l’8 maggio 2005. In Milan-Juve non partecipò Ibrahimovic, perché squalificato da prova tv. E non giocò quella gara anche perché oltre alle due giornate per la prova tv gli demmo un’ammonizione che gli costò anche un altro turno di stop, visto che era diffidato. Milan-Juventus era una gara determinante. Nesta, Seedorf e Rui Costa? Non ricordo se giocarono. Mai mi chiese qualcosa su giocatori diffidati.

COLPO DI SCENA - Il consulente tecnico di Fabiani: «Le sim svizzere erano intercettabili. E certo non erano un sistema di comunicazione segreta. E si poteva anche abbinare il telefono alla sim svizzera, scoprendo il possessore. Non so perché non l'abbiano fatto». Al perito De Falco chiedono come abbia ragionato nel suo lavoro, perché non avesse chiesto a Fabiani i luoghi esatti di lavoro a Messina. I pm provano ad incalzare: ma il suo è il lavoro di un perito di parte che deve smontare le tesi dell’accusa. E così la giudice Casoria interviene: «Lui ha ragionato come hanno ragionato i carabinieri». E riportato alla luce l’estrema improbabilità dell’associazione delle celle locali all’effettivo utilizzo dell’imputato della scheda. A dire il vero, però, il meglio arriva poi quando al consulente, esperto da oltre 25 anni di questo genere di indagini delle Forze dell’Ordine, spiega qualcosa che ai più sembrerà novità, viste le risposte fornite finora: hanno intercettato le utenze normali per 170 mila volte, perché delle sim svizzere che agivano sul territorio italiano c’erano solo i tracciati e i mitici agganci delle celle, che proprio in udienza abbiamo capito essere tutt’altro che un’assicurazione di abbinamento persona-telefono-spazio geografico di permanenza.

Così l’avvocato Morescanti domanda: «Quindi chi ha effettuato l’indagine ha usato tutti gli accorgimenti per sapere da dove partissero le telefonate?»
De Falco: Si doveva fare il lavoro in tempo reale e non è stato fatto, si sarebbe potuto accompagnare ogni singolo spostamento dell’imputato. Ma anche successivamente si poteva fare di più.
Avv. Morescanti: Le celle di cui lei ha parlato sono state veramente interessate da queste telefonate, o i carabinieri hanno visto le 60 telefonate provenienti dal quartiere di Primavalle in cui abitava Fabiani e le hanno associate a lui?
De Falco: Hanno fatto solo un collegamento logico. Se il territorio di copertura della cella fosse stato piccolo, si sarebbe potuto fare questo sillogismo. Oggettivamente non si può dire che ci sia un riscontro reale, non solo con la persona ma anche proprio con la zona di Primavalle.
Avv. Morescanti: È giusto identificare la scheda svizzera come segreta, non intercettabile?
PM: Opposizione!
Presidente Casoria: E perché? Risponda, se lo sa.
De Falco: Il cellulare è parte della rete, quindi quando lo accendo tutti sanno o possono sapere dove sono. La rete vede il telefonino e se non lo ha nei database chiede al gestore straniero se può dare la linea: in quel modo scatta la fatturazione in roaming. E anche una scheda straniera non è segreta per niente. I telefonini sono tutti intercettabili se si conosce il numero del telefonino. Quando c’è una telefonata il gestore non segna solo il numero della sim ma anche il numero del telefonino. Sarebbe stato interessante vedere se questi numeri erano associati anche ad altri numeri cellulari ma non è stato fatto.
Avv. Morescanti: Quindi quali sono le sue conclusioni?
De Falco: Non vi è collegamento certo tra zona e persona ma anche in termini di zona e abitazione della persona siamo a percentuali molto basse, al di sotto del 5%
Avv. Morescanti: Nessuna altra domanda.

Alvaro Moretti

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