E BRAVA L'INTER...Maglie Juve? L'Inter ci regalava i cachemire»

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giangy1980
view post Posted on 12/1/2011, 04:30




Calciopoli: sentenza Telecom agli atti del processo Ceniccola: «Maglie Juve? L'Inter ci regalava i cachemire»
L'ex arbitro De Santis: «Mi hanno chiesto magliette anche negli uffici di via Inselci, dove c’è il nucleo investigativo dei carabinieri che hanno creato Calciopoli. L’obiettivo della giustizia sportiva era Moggi. Su di me hanno fatto accertamenti e i passaggi di denaro dove sono?»
ROMA, 11 gennaio - Comincia l’anno per il processo Calciopoli, comincia l’anno che dovrà condurre (presto, se si seguirà il passo da bersagliera della giudice Casoria) alla sentenza di primo grado. Oggi in aula, però, va in scena l’atteso scontro tra i pm e le difese sulla possibilità di acquisire come nuovi testi in relazione al lavoro investigativo ulteriore svolto da Narducci e Capuano nei mesi scorsi. Zamparini e Corbelli (« Moggijunior mi fece prendere Zeman al Napoli»), interrogati su vicende che nulla hanno a che vedere con la stagione 2004-2005, ma anche il supplemento di Nucini e le tracce seguite di un’utenza che - dopo anni - proprio l’ex arbitro di Bergamoe amico di Facchetti («io dovevo essere il cavallo di Troia» per capire come venivano «condizionati i risultati e quindi l’intero campionato»): tutte eventuali nuove audizioni che potrebbero rallentare il corso del procedimento che proprio oggi attenderebbe la conclusione dell’ascolto dei testi e le dichiarazioni spontanee di alcuni imputati ( De Santis, Ceniccola, Mazzei). La Casoria aveva chiarito che il collegio giudicante è “a termine”: le tre giudici sono già assegnate ad altri incarichi e hanno fretta di srrivare a sentenza. Sentenza cui è appeso anche l’appello del rito abbreviato conclusosi un anno fa con la condanna di Giraudo: voci filtrate dagli uffici giudiziari napoletani parlavano ieri di appello che prenderebbe le mosse a fine ottobrenovembre 2011 (ben due anni dopo la prima sentenza di De Gregorio). Insomma, oggi sarà battaglia tra accusa e difese. E i colpi di fioretto e clava si susseguono: la difesa di De Santis aveva a fine 2010 chiesto ragione dello stop all’indagine avocata da Narducci su uno dei filoni minori di Calciopoli: la fuga di notizie. Ebbene il ricorso di De Santis è approdato in Cassazione: acquisito il fascicolo.

VASI COMUNICANTI In attesa di nuove mosse della Procura federale, che spera (poco) di poter interrogare Luciano Moggi, convocato con lettera ufficiale qualche giorno fa, la lettura dei verbali degli interrogatori effettuati da Narducci paiono più utili a percorsi di giustizia sportiva per reati sportivi ormai caduti in prescrizione. Di certo interessante, ai fini del giudizio di congruità morale dello scudetto interista del 2006 la lettura dell’ultima versione di Nucini. Si descrive candidamente come un «cavallo di Troia» che agisce nella Can per oltre quattro anni (senza far arrivare l’Inter, Tavaroli, Cipriani ad alcun risultato investigativo) sotto le mentite spoglie di un arbitro e invece, nonostante gli errori gravissimi e passati alla storia (come quando fischiò 4’ prima la fine a Salerno, salvo poi richiamare tutti in campo), parla dei tentativi di Facchetti di procurargli colloqui di lavoro (occhio anche ai rapporti con Meani, di cui sapremo a breve) con banche e istituti vari (anche con Paolillo), nella confusione butta dentro il sistema anche Paparesta (sì, quello di Reggio Calabria) e Farina. Tutte cose che Palazzi vorrà leggere presto, come presto vorrebbe avere gli esiti delle audizioni Figc anche Narducci.

LA DIRETTA DA NAPOLI
L'avvocato dello Stato, Nicoletti, chiede e ottiene l'acquisizione della sentenza del gup De Gregorio sul rito abbreviato che ha visto Giraudo e Lanese condannati. L'avvocato di Moggi, Prioreschi, a sua volta produce sette documenti: verbali e cominicati Ansa dei sorteggi del 26 novembre 2004 (la famosa grigliata Moggi-Bergamo), ma anche una comunicazione ufficiale della Telecom che riguarda l'attendibilità dell'aggancio delle celle, la richiesta di archiviazione della posizione di Gianluca Paparesta, ai tempi indagato, e la sentenza del gup di MIlano Panasiti sull'affaire Telecom «specie nelle 5 pagine che riguardano Moggi e l'Inter».

L'avvocato Morescanti, per la Fazi, fa acquisire la lettera con cui nell'ottobre 2004 (proprio all'alba della stagione di Calciopoli) la Figc rimuove dalla segreteria della Can l'impiegata al centro della vicenda. Il pm Narducci chiede una pausa di 10' per studiare i documenti prodotti dalle difese. Prende quindi la parola l'avvocato di De Santis, Gallinelli, che contesta le indagini supplementari condotte a maggio, novembre e dicembre scorsi dai pm interogando Zamparini, Corbelli e - soprattutto - nuovamente Nucini l'autoproclamatosi «cavallo di Troia» di Facchetti nella struttura arbitrale.

Gallinelli: «Ora risentite Nucini nel segreto delle vostre stanze. Vi ricordo che l'avete sentito in aula quando il De Santis e la sua posizione erano ancora stralciate da questo processo e non potemmo controesaminarlo, visto che parla a lungo del mio assistito, il Nucini. Si tratta di un'indagine ombra perché - evidenzio - anche il 26 aprile sia stato sentito nella segretezza dell'ufficio del pm anche Gianfelice Facchetti».
La giudice Casoria allarga le braccia: «Fin quando il pm non fa richieste al tribunale, le sue indagini non ci riguardano».
Gallinelli replica e si porta avanti: «Vorrei sapere per tempo dal pm cosa intende farne di questo lavoro. Valuteremo, allora, sull'opportunità di sentirlo».
Casoria: «Certo, prima o poi dovremo saperlo, ma non possiamo sollecitare il pm».

L'udienza riprende. Il Pm Capuano si oppone alla produzione della sentenza Telecom: «Nulla rileva anche la parte che riguarda l'operazione Ladroni». E no anche alla comunicazione Telecom del 2009: «Non capiamo. La mappatura di Garlasco: se la difesa ci vuole spiegare in riferimento a quanto detto da Di Laroni. Si potrebbe sentire il funzionario Telecom. Rappresentiamo al collegio che ci siamo accorti quando rientrando le parti civili e la riunione del procedimento di De Santis avevano dato l'ok alla riunificazione e anche all'utilizzabilità degli interrogatori di Nucini».
La Casoria ribatte al pm: «Il consenso era stato dato, con la riserva di risentire il testimone nel caso...»
Prioreschi replica ai pm: «La sentenza del gup Panasiti ha grande importanza: c'è stato spionaggio illegale ai danni di Moggi e De Santis. Quanto al documento che riguarda l'analisi sull'aggancio delle celle è generale, anche se riguarda il delitto di Garlasco. Di Laroni parlava di aggancio di celle, Di Laroni ha fatto l'attività sui tabulati: la documentazione è complessa, ma si dice in quel documento che se vuoi essere minimamente attendibile devi chiedere la mappa di cella di quella schede, non puoi farlo con la semplice elenco dei tabulati: ci sono interferenze e problemi tecnici. Per avere la certezza di aggancio, serve il traffico di cella non il tabulato del telefono. Questa è la rilevanza di questo documento: perché sia attendibile. I carabinieri dovevano chiedere ai gestori sulle fantmatiche schede svizzere, si doveva chedere quella mappa, altrimenti non si può fare coi semplici tabulati. E' un po' quello che qualche udienza fa ci disse in aula il consulente di Fabiani sulle schede svizzere».
E la Casoria conferma: «Nel controesame di Dilaroni lo conferma anche...»
L'avvocato Gallinelli incalza: «Al pm ricordo che De Santis è parte civile al processo Telecom. Ma mi stipisco: qui sono stati sentiti Gianfelice Facchetti e Nucini, i contenuti di questi verbali fanno specifico riferimento a questa attività milanese sulla questione Tavaroli. E fanno parte di quella sentenza proprio le specifiche che descrivono la questione».
L'Avvocato Salvatore Russo della Juve si associa perché per difetto di notifica dei verbali di acquisizione delle indagini supplementari.

La giudice Casoria, dopo una breve camera di consiglio, acquisisce la sentenza Telecom sul pedinamento di Moggi, De Santis e Bergamo e rigetta invece il documento Telecom del processo Stasi sul delitto di Garlasco e sull’attendibilità del lavoro dei carabinieri sulle celle.

Dopo le decisioni assunte sui materiali prodotti viene interrogato Luciano Luci, ex osservatore arbitrale, ora braccio destro di Collina nella commissione arbitri dell'Ucraina dove l'ex designatore italiano (ora designatore della Uefa) svolge il ruolo di designatore per la crescita degli arbitri di Kiev. E' un teste convocato da Mazzei, il vicedesignatore, e chiude la parte delle testimonianze. A breve si attende una importante dichirazione spontanea di Massimo De Santis. «Titomanlio era un assistente anziano con un arbitro giovane in Arezzo-Salernitana: inteferiva molto. Nessun errore di segnalazione, aveva condotto la gara senza badare alla regola 6 che disciplina il ruolo dell'assistente che si deve astenere dal segnalare da falli di gioco se l'arbitro li ha visti. Nel giudizio finale dato all'arbitro Dattilo nella gara Arezzo-Salernitana ho dato un'ampia sufficienza a lui e Titomanlio». Luci viene ascoltato anche dalla difesa di Titomanlio, avvocato Ostellari. «Non ho notato in quella gara errori di particolare rilevanza, altrimenti sarebbero stato scritti nel referto e magari anche discussi a Coverciano».

Enrico Ceniccola: «Parto dalla combriccola romana che faceva, secondo i pm, il braccio armato di Luciano Moggi e si adoperava per alterare le partite. La prima delle tante domande di questi quattro anni: ma non dovevamo essere un gruppo di farabutti che si incontravano decidevano la serie A? Perché hanno accusato solo me e De Santis? Che fine hanno fatto gli altri del gruppo di allenamento? Abbiamo ascoltato Auricchio dire che la combriccola romana non esisteva, ma che era un gruppo di amici e colleghi che si allenavano in un polo d’allenamento al quale erano obbligati a lavorare e chiudevano la settimana con una partita di calcetto. Allora era solo un’ipotesi investigativa. E allora torniamo a Lecce-Juve: qui Ledesma e Del Piero vi hanno confermato che nessuno chiese di sospendere il match. Nello spogliatoio riceviamo il regalo magliette da Lecce e Juve, come capitato in tutte le gare: e venivano distribuite a tutti. Altre squadre di calcio il Milan regalava borsone dell’adidas, materiale tecnico Adidas e orologio; dall’Inter ricevevmo abbigliamento e borsona della Nike, orologio e in tutte le gare un maglione di cashemire. A allora cosa valeva di più rispetto a quelle magliette della Juve di Lecce. Se io ho favorito la Juve a Lecce, perché non ho più arbitrato gare delle squadre importanti e per due mesi della Juventus? Ero considerato tra i più affidabili ed esperti eppure niente progresso di carriera? Mai più designato col mio amico De Santis e capo della combriccola romana? E De Santis non sapeva che dirmi: rivolgiti ai capi, lo feci e Mazzei mi disse che ero idoneo. Chiamai Pairetto, pure lui non sapeva. Bergamo, uno di quelli della cupola, mi disse che non ero in forma come altri. E che combriccola era, se non mi faceva più arbitrare in A? Posso fare anche i nomi Contini, Babini, Brighi, Copelli che avevano un rapporto amichevole con un dirigente di un club come Meani e non sono in questo processo. Non sono stato giudicato dalla giustizia sportiva e qui mi devo difendere dall’accusa di frode sportiva? Non voglio una giustizia sportiva, qui, voglio giustizia».

De Santis: «I pm non hanno mai ritenuto opportuno sentirmi, eppure mi hanno notificato il rinvio a giudizio due volte. Sarebbe bastato visto come hanno analizzato le singole telefonate con chi è stato sentito. Telefonate tagliate e sezionate, ma che non davano il quadro chiaro della situazione: penso sia giusto affidare il mio apporto. L’avviso di garanzia del 2006 ha sancito la fine della mia carriera arbitrale: ha diostrutto una carriera corretta, non costruita sulle raccomandazioni o ad una fantomtica- Il Colonnello Auricchio non era perseguire un reato, ma Moggi, il dg della Juve. Io ero un operatore della giustizia, convivevo col codice penale: si perseguono i reati non le persone. Quale era il miglior arbitro: Massimo De Santis, l’uomo giusto, che annullò il gol di Cannavaro, lì nacque la mia nomea. Se ne fa riferimento anche nell’avviso di garanzia, portando una parte di una intercettazione Meani-Ancelotti e si parla di torta fatta se non ci fosse stato il casino di De Santis e il campionato l’avrebbe vinto la Juve non la Lazio. Un’intercettazione porta ad un punto cardine sulla mia persona: io fui squalificato per 4 mesi per quella gara, non per problemi tecnici di cui si parla tutte le domeniche nelle moviole, io ero l’arbitro io dovevo scappare . E l’obiettivo anche allora della giustizia sportiva era Moggi, anche GUariniello mi chiamò perché puntava a Moggi. Da quel giorno ero l’arbitro della Juve: pensavano con me la Juve vince. Bene, poi però c’è stata l’inversione di tendenza: quando sei giovane e arbitri una grande squadra contro le piccole. Quando giochi in uno stadio con 80 mila persone e 20 telecamere è dura: ma vincevano le più forte. Col tempo ho arbitrato le classiche: la Juve comincia a perdere con De Santis, ma sempre legato a quel gol di Cannavaro. Ero un bersaglio facile: Juve=De Santis. E capito a pennello su un’indagine del 2004 si parla di camorra, scommesse e due arbitri Palanca e Gabriele che si allenano con me, miei amici non lo rinnego. Bene: sentono il presidnete del Venezia, Dal Cin. Eravamo a Roma, alla luce del sole: troppo semplice vedere che la combriccola non faceva niente di male. Perché non avete indagato: Auricchio era a Roma. Il Polo di allenamento di Roma lo metteva a disposizione. Poi sento Auricchio dice che la combriccola non esisteva: e perché allora me la contestano e la fanno pubblicare sull’Espresso a firma Auricchio. In strada la gente mi insultava. Ma grazie a quella ipotesi s’è potuto fare il collegamento De Santis e Moggi e puntare a lui. Ma non si dovrebbe riscontrare quanto emerge dalle telefonate? E, strano, in questa indagine di investigazioni non si parla. Il mezzo di ricerca della prova, l’intercettazione, diventa prova. Le mie telefonate fanno il giro di radio e tv e la sentenza dell’opionione pubblica è già arrivata: arriva prima e più forte della sentenza della giustizia ordinaria. Poi lo scempio della giustizia sportiva: sentenze addomesticate da quanto prodotto dalla Procura di Napoli. Oggi la Figc non sarebbe dovuta tornare a sentire i protagonisti del 2006, non quelli che hanno continuato ad operare per quattro anni: ma sono telefonate rimaste nell’ombra e chissà quante ce ne sono ancora. Se le telefonate fossero state agli atti, mi potevo anche difendermi davanti ad un giudice di Milano dove la famiglia di Facchetti mi ha citato in giudizio. Mi chiamavano perc Perché proprio il dottor Nartducci ha detto che agli atti non esistevano telefonate dei dirigneti dell’Inter, a MIlano mi hanno detto lo stesso. Ho dovuto chiedere scusa alla famiglia Facchetti. Perché queste telefonate sono rimaste lì e sono spuntate quelle sulle magliette regalate. Grazie a Milano, per fortuna, scopro io e l’Italia che Facchetti e Moratti, dirigenti dell’Inter, dietro sugerimenti di un arbitro che cercava un posto di lavoro, che voleva aprirsi un bar, io gli potevo dare consigli tecnici. Ma questo arbitro alla ricerca di un posto di lavoro, ma organizzavano con Tavaroli indagini illeciti ai miei danni: e che fine hanno fatto, la mia vita scandagliata dice la sentenza di Milano. Le mie abitiudini, i conti bancari, tutto scandagliato: ma un teste che gira per le società di calcio a contrabbandare false informazioni, questo è, se mi avessero chiesto avrei spiegato. Queste indagini illecite svolte su di me dalla Telecom-Pirelli, sezionato da tutti: se avessero scoperto qualcosa la mia carriera sarehbe stata interrota prima del 2006, no? La dottoressa Bocassini mi ha negato l’accesso agli atti sull’indagine solelcitata da Facchetti. facchetti che con una mano indagava su di me e l’altra mi mandava gli auguri, mi chiamava gentile. Mi accusano di aver procacciato di informazioni e grazie a queste mi ha fatto entrare e uscire, ma l’associazione non prevede vincoli stabili? La Juve perde, l’ho danneggiata e resto lì. E’ lo zio del calciatore della Juve e mi chiedeva quale procuratore prendere: mi chiede se conosco un certo Zavaglia. Ma se io braccio armato di Moggi lo potevo indirizzare a Moggi, no? Eppoi i vantaggi: ci dicono arbitri corrotti, no? Ma hanno fatto accertamenti e i passaggi di denaro dove sono: i vantaggi sono nella progressione in carriera e in un numero maggiore di gare designate. Prendevano 5000 euro a gara: più arbitri, più guadagni. I più vicini all’associazione dovevano guadagnare di più, no? E invece nel 2004-2005, io l’arbitro promotore e capo della combriccola e vicino alla Juve. Ebbene ecco la lista dei guadagni di quella stagione: ero l’ottavo e dovevo andare al Mondiale.
Collina 145 mila euro
Paparesta 137 mila
Rosetti 130 mila
Farina 127500
Trefoloni 127500
Rodomonti 125 mila
Bertini 117500
De Santis 115 mila
In quest’aula ci siamo io e Bertini, quelli che guadagnavano di meno tra i top! Eppoi il Conto Arancio, facciamo accordi con Lanese, condannato: Collina per lo spot guadagna 100 mila euro e dallo spot non prende niente. Collina è stato l’arbitro più bravo del secolo, ma se più arbitri e più benefici dalla Cupola. Allora il re degli associati! Le schede svizzere, bene, anche queste. Bene non potevano usare il costoso Analis per le celle, meglio farle a mano. In altri processi sono stati scagionati per perizie come quella che qui viene rigettata, ma bastava guardare le mie presenze ai corsi di polizia carcararia o addirittura proprio negli uffici di Auricchio, dove apprendevo IO ho controllato orari e posizioni, ma io ho prove che in quelle ore io ero attestato dal Ministero di Grazia e Giustizia che ero da loro, con 70 allievi e i docenti. Sono piene di errori quelle indagini. Mi contestano Lecce-Juve, stavolta senza intercettazioni. Le magliette? Venti magliette con Milan e le grandi era normali, le porto ad associazioni benefiche. Se avessero intercettato altri arbitri avrebbero capito: ma qui ci sono 40 arbitri e intercettano solo me. Eppure se sento qualcosa che collima con la tesi d’accusa, indago, no? E invece solo intercettazioni indirette: avremmo visto cose diverse. Campo impraticabile: negli ultimi 10 anni è stata interrotta per impraticabilità una sola partita. E il 14 maggio 2000 Collina non interruppe a Perugia: ma quando perde la Juve non è reato».

De Santis: «Pensi che mi hanno chiesto magliette anche negli uffici di via Inselci, dove c’è il nucleo investigativo dei carabinieri che hanno creato Calciopoli».

JUVE KO? NON E' REATO - De Santis prosegue nella sua accorata autodifese che diventa un vero e proprio j'accuse per gli investigatori. «Pensi, signora giudice, che mi hanno chiesto magliette anche negli uffici di via Inselci, dove c’è il nucleo investigativo di Auricchio. Le ammonizioni? Bene, ma per prima cosa quelle ammonizioni erano giuste o sbagliate. Poi Auricchio qui si rivela un tecnico: allora perché non ha guardato i filmati? Possibile che chi ha arbitrato bene si trova condannato e chi male è fuori: qui Rosetti ha ammesso l’errore più grtande. Fortuna sua di aver sbagliato. Tombolini è stato fortunato: in Lazio-Brescia ha sbagliato e se la cava. Poi, però, escono telefonate che chiariscono tutto, che fanno capire e che hanno trovato solo i difensori di Moggi. Ma basta una telefonata di un giornalista a Moggi e io mi trovo un capo d’imputazione. Fiorentina-Milan sarebbe la svolta d’indagine di quella stagione: duellavano Milan e Juve, a poche giornate dalla fine del campionato, io designato per una gara che può decidere il torneo e la Fiornetina ci si gioca la salvezza. Poi ci sarà Milan-Juve: ha tre diffidati tra i migliori, non Petruzzi e Nastase, Nesta Seedorf e Rui Costa. La Fiorentina l’avrei dovuta salvare io: potevo salvare loro e far perdere il Milan facendo andare in fuga la Juve, no? Ma succede che io arbitro, non Farina come scriveva Auricchio, io capo della cupola faccio vincere il Milan 2-1, contestato dalla Fiorentina per un rigore, non ammomisco nessuno, la Juve va in silenzio stampa, la Juve parla male di me in intercettazioni. Ma le intercettazioni tra me e Moggi dove sono, ci sono quelle in cui lui non mi vuole come arbitro. Ma secondo i pm ero ormai sdoganato, no? Ma trovo depositata una telefonata tra Meani e Ramaccioni del MIlan: si preoccupano dei diffidati del Milan e la diffidenza nei miei confronti, allora non ero vicino al Milan? Se ero così bravo, potevo cacciarne uno, Stam forse lo meritavo, ma se avessi ammonito Nesta o Seedorf avrei avuto un altro campo d’imputazione. E perché non c’è Juventus-Inter? Perché vince l’Inter, ma la arbitro sempre io. E ci sono due diffidati della Juve Ibra e Appiah. Due squalificati, in un momento cruciale del campionato. Ma c’è il caso della prova tv con Cordoba: adesso gliela spiego io, si applica su richiesta della Procura per episodi sfuggiti all’arbitro, ma decade se l’arbitro dice di aver valutato. L’arbitro ero io: potevo dire di aver visto, ho controllato. Mi avrebbero coperto i sodali della Cupola, no? Ero a Lisbona, miha chiamato tante volte il giudice sportivo non sapevano come uscirne, pregavano perché l’avessi visto. Ma io non avevo visto! Parma-Juve, poi, l’arbitravo per la prima volta dal 2000, quella di Cannavaro. Boschi millantava: voleva la maglia di Del Piero, ma l’ho chiesta ad Alessio Secco. E la mia porta era sempre aperta: deformazione professionale, io mai chiuso nello spogliatoio... Un arbitro non va mai negli spogliatoi delle squadre: l’identificazione è demandata al quarto uomo. Millanta Lecce-Parma, in ultimo: mi hanno condannato alla giustizia sportiva solo per quelal gara, mica per la Juve. Io, Bergamo e Mazzini per illecito sportivo per le nostre telefonate: Bergamo, però, parlava con tutti gli arbitri ve lo hanno detto tutti Collina, Trefoloni, Tagliavento. Era una delle sei partite che decidevano la salvezza: a fine campionato ci sono squadre più volitive e altre meno, ve lo ha detto Zeman. Il Parma fece retrocedere il Lecce anni prima, a Bergamo dico che mi metto in mezzo come giudice, se la partita se la giocavano, altrimenti mi sarei messo da una parte. Baraldi non mi ha criticato, Carmignani conferma, Vignaroli . La tv dimostra che Vignaroli non c’è, lui credeva che avessi scritto il falso, ma qualcuno sa cosa ho scritto. Ma Morfeo era ammonito, perché attaccati al tabellino della Gazzetta. I giocatori del Parma mi chiedevano di giocare ancora, e io cosa feci diedi 4' di recupero: ma la squadra era disperata, se la dovevano giocare fino in fondo. Le altre gare erano finite, potevo farla finita prima: era a mia discrezione. Il Bologna qui mi accusa, ma con i provvedimenti presi contro il Parma se ne avvantaggia il Bologna nello spareggio. Mi accusano della telefonata a Mazzini: avevo fatto un capolavoro, lo conferma l’osservatore. Ma io prima di Mazzini chiamai 17.46 a Bergamo, non messa agli atti, poi chiamo Pairetto e anche questa niente. La Bibbia era quella delle intercettazioni dei pm: ora tutto il Paese sa che c’è dell’altro. Collina mi chiama alle 20 e pure lui mi dà ragione: non capisce le lamentele del Parma. Alle 8 del mattino mi chiama Rosetti e gli dico lo stesso: si è confezionata l’accusa. Alla giustizia sportiva tolto l’illecito alla Fiorentina, per chi lo abbiamo commesso io, Bergamo e Mazzini? Io sono stato massacrato dalla giustizia sportiva, un materiale utilizzato . Emerga qui quello che non è emerso nei processi mediatici e sportivi. Rivoglio la mia dignità, la mia condanna più dura l’ho avuta nel 2006».

De Santis si chiude in un silenzio di tomba: produce la sentenza sulla querela Facchetti. Narducci visiona il materiale e dopo un attimo di grande tensione con De Santis che gli porge le carte, dà l’ok.

Il pm Capuano attestato che gli imputati non si faranno interrogare in udienza, allora chiede la produzione dei verbali degli interrogatori resi nel 2006 a Ceniccola, Gemignani, Rodomonti, Mencucci, Diego Della Valle, Lotito, Bergamo e Luciano Moggi. La giudice Casoria poi comunica che il perito trascrittore Roberto Porto non sarà puntuale nella produzione della trascrizione delle 300 telefonate acquisite in autunno. «Perito non sarà puntuale, effettuerà a fine gennaio un deposito parziale, ma ha bisogno di qualche altro giorno di lavoro».

L’udienza si conclude con la dichiarazione spontanea di Gennaro Mazzei, l’ex vicedesignatore arbitrale.

Alvaro Moretti(tuttosport)

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